Variante al procedimento Rockwell

Un grave svantaggio dei tradizionali strumenti per misure Rockwell è dovuto al fatto che la precisione della misura dipende notevolmente dal perfetto contatto tra il pezzo da controllare e la superficie d’appoggio, chiamata normalmente incudine.

Infatti, richiamandoci alle operazioni del procedimento Rockwell al punto 3, cioè quando si toglie il carico supplementare e si ritorna alle condizioni di precarico eliminando così le deformazioni elastiche, l’unica deformazione avvertita dal comparatore dovrebbe essere l’impronta stessa.

Questo, però, succede solo se l’appoggio tra pezzo e incudine è perfetto; se, invece, come facilmente accade, vi è anche solo un leggero strato d’olio o grasso o qualche corpo estraneo, sotto carico si verifica un cedimento non elastico che, sommandosi alla profondità dell’impronta, falsa il risultato diminuendo l’indicazione della durezza.

Poiché, non sempre gli strumenti possono operare in condizioni ideali, nei reparti di trattamento termico o in officina questo rappresenta un’evidente limitazione.

Per ovviare a quest’inconveniente, quasi tutti gli strumenti di nostra produzione agiscono secondo una variante del sistema Rockwell, di cui segnaliamo lo schema nella figura sottostante.

Il riferimento per la misura della penetrazione è dato da un appoggio proprio sulla superficie da controllare, in modo che eventuali cedimenti del pezzo, della vite di alzo o dello stesso stativo, non influiscano sul risultato.

Sotto quest’aspetto, si ottiene uno dei vantaggi attribuiti ai procedimenti Brinell e Vickers.

variante al metodo rockwell

A. L’insieme scende sul pezzo da misurare e il penetratore arretra, offrendo una resistenza equivalente al valore di precarico. La messa a zero è automatica.

B. Viene applicato il carico.

C. Si rimuove il carico mentre il precarico rimane applicato e si rileva lo spostamento del penetratore tra 1 e 3.

Il riferimento di misura in questa variante al metodo Rockwell è l’elemento (b) che si muove con la superficie del pezzo da misurare.
In caso di cedimento del pezzo il riferimento (b) segue la superficie eliminando l’errore di misura tipico della misurazione Rockwell originale.
Per analogia, lo stesso procedimento è usato per la misura Rockwell superficiale.
Nei nostri durometri c’è un terzo elemento, che non deve essere confuso con il nottolino (b). Quest’elemento, negli strumenti con stativo è denominato pressapezzo e serve, in molti casi, per bloccare con forza il pezzo da misurare, evitando l’esecuzione di appoggi speciali; può essere facilmente rimosso, se occorre.
Negli strumenti portatili, quest’elemento si chiama base, è intercambiabile e serve a creare un perfetto appoggio sul pezzo da controllare.

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